Affidata alla cura di Beppe Finessi la mostra “Stanze e altre filosofie dell’abitare” promossa da Federlegno Arredo, e ospitata alla Triennale nell’ambito della sua XXI edizione, attraverso la messa in scena di stanze abitative, ha posto le basi per una riflessione sull’abitare e la sua arte. Chiamato da Federlegno Arredo, promotore della mostra, a curarne l’impianto e la selezione dei progettisti, Beppe Finessi ha chiamato un manipolo di progettisti (Andrea Anastasio, Manolo De Giorgi, Duilio Forte, Marta Laudani e Marco Romanelli, Lazzarini Pickering architetti, Francesco Librizzi, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Carlo Ratti Associati, Umberto Riva, Elisabetta Terragni) a immaginare modi d’abitare corrispondenti alle rispettive poetiche.
La varietà delle tonalità, che spaziano dalla riproduzione di un soggiorno borghese allo spazio prospettico, dalla casa /utero alla dimensione onirica… rappresentano l’abitare inteso come calco della personalità dell’abitante.

DOVE: Viale Alemagna 6, Milano

Affidata alla cura di Beppe Finessi la mostra “Stanze e altre filosofie dell’abitare” promossa da Federlegno Arredo, e ospitata alla Triennale nell’ambito della sua XXI edizione, attraverso la messa in scena di stanze abitative, ha posto le basi per una riflessione sull’abitare e la sua arte. Chiamato da Federlegno Arredo, promotore della mostra, a curarne l’impianto e la selezione dei progettisti, Beppe Finessi ha chiamato un manipolo di progettisti (Andrea Anastasio, Manolo De Giorgi, Duilio Forte, Marta Laudani e Marco Romanelli, Lazzarini Pickering architetti, Francesco Librizzi, Alessandro Mendini, Fabio Novembre, Carlo Ratti Associati, Umberto Riva, Elisabetta Terragni) a immaginare modi d’abitare corrispondenti alle rispettive poetiche. La varietà delle tonalità, che spaziano dalla riproduzione di un soggiorno borghese allo spazio prospettico, dalla casa /utero alla dimensione onirica… rappresentano l’abitare inteso come calco della personalità dell’abitante.

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The Moodboarders is a glance into the design world, which, in all of its facets, captures the extraordinary even within the routine. It is a measure of the times. It is an antenna sensitive enough to pick-up on budding trends, emerging talents and neglected aesthetics. Instead of essays, we use brief tales to tune into the rhythm of our world. We travelled for a year without stopping, and seeing as the memory of this journey has not faded, we have chosen to edit a printed copy. We eliminated anything episodic, ephemeral or fading, maintaining a variety of articles that flow, without losing the element of surprise, the events caught taking place, and the creations having just bloomed.