Il Fuori Salone 2016, grazie a una serie di eventi, soprattutto nel distretto delle Cinque vie, il cuore artigiano della città, è stato l’occasione per varcare le porte di palazzi storici, non accessibili al pubblico, utilizzati come sedi temporanee di mostre collettive, allestite in modo scenografico, stabilendo coraggiose convivenze tra design d’avanguardia e fasti d’epoca, quali colonne, stucchi, tappezzerie, scaloni d’onore con tanto di passatoia, come a Palazzo Litta, non in antico e polveroso velluto, ma in gomma, prodotta da Artigo, l’azienda che ha realizzato la pavimentazione della metropolitana di Milano. La diffusa presenza di “coreografie” nei palazzi, negli showroom, negli stand della Fiera, segnala un importante cambiamento nella messa in scena del design contemporaneo, sovente proposto con allestimenti asettici, in assenza di dialogo tra spazio e oggetti. Come un tempo, arredi e oggetti sono entrati in relazione con gli spazi circostanti, che ritrovano il piacere di abbigliarsi per meglio accoglierli. Si stabiliscono risonanze impreviste tra muri rivestiti, anche con inedite tessere ceramiche a forma di piume, e pezzi di nuovo design; tra affreschi e porcellane contemporanee, tra colonnati e campi di spighe. Il racconto del design diventa un affresco narrativo che spazia tra le più varie geografie per cogliere sapori di diversa provenienza. La diffusa presenza di coreografie è da leggersi come segnale di tendenza: il design contemporaneo è sceso dal piedistallo per mischiarsi alla grande e variegata famiglia degli arredi e degli oggetti, d’ogni stile e d’ogni epoca, diventando più espansivo.

Cristina Morozzi

Il Fuori Salone 2016, grazie a una serie di eventi, soprattutto nel distretto delle Cinque vie, il cuore artigiano della città, è stato l’occasione per varcare le porte di palazzi storici, non accessibili al pubblico, utilizzati come sedi temporanee di mostre collettive, allestite in modo scenografico, stabilendo coraggiose convivenze tra design d’avanguardia e fasti d’epoca, quali colonne, stucchi, tappezzerie, scaloni d’onore con tanto di passatoia, come a Palazzo Litta, non in antico e polveroso velluto, ma in gomma, prodotta da Artigo, l’azienda che ha realizzato la pavimentazione della metropolitana di Milano. La diffusa presenza di “coreografie” nei palazzi, negli showroom, negli stand della Fiera, segnala un importante cambiamento nella messa in scena del design contemporaneo, sovente proposto con allestimenti asettici, in assenza di dialogo tra spazio e oggetti. Come un tempo, arredi e oggetti sono entrati in relazione con gli spazi circostanti, che ritrovano il piacere di abbigliarsi per meglio accoglierli. Si stabiliscono risonanze impreviste tra muri rivestiti, anche con inedite tessere ceramiche a forma di piume, e pezzi di nuovo design; tra affreschi e porcellane contemporanee, tra colonnati e campi di spighe. Il racconto del design diventa un affresco narrativo che spazia tra le più varie geografie per cogliere sapori di diversa provenienza. La diffusa presenza di coreografie è da leggersi come segnale di tendenza: il design contemporaneo è sceso dal piedistallo per mischiarsi alla grande e variegata famiglia degli arredi e degli oggetti, d’ogni stile e d’ogni epoca, diventando più espansivo.

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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.