La vanitas in pittura è una natura morta con elementi allusivi al tema della caducità della vita. Il nome deriva dalla frase biblica “vanitas vanitatum et omnia vanitas” e suona come ammonimento all’effimera condizione dell’esistenza. Teschi e scheletri sono le figure per eccellenza delle classiche vanitas. In questa puntata il titolo è stato scelto, sia per riferirsi a figurazioni tipiche delle vanitas, sia per nominare le vanità mondane proprie al mondo della moda. Dal terreno del design sconfiniamo in quello dell’abbigliamento e dell’accessorio, nella convinzione che tra le arti non ci sia separazione e che gioielli, abiti e borsette possano, a pieno diritto, rientrare nella categoria degli oggetti di design e che le contaminazioni siano sempre salutari e stimolanti. Chi disegna moda si nutre di design, rubando spunti, pattern e atmosfere alla natura, all’architettura e al design per corroborare la propria creatività. Chi pratica il design, salvo qualche felice eccezione, nutre ancora dei sospetti su questa arte, considerata frivola e poco ossequiosa ai dettami del Bauhaus. Accessori e abiti sono considerati, al pari delle vanitas, caduchi e passeggeri. Passano, ma ritornano, in un continuo felice ricorrere, per rendere più glamour, con note d’effimero, il duraturo e il funzionale.

Cristina Morozzi

La vanitas in pittura è una natura morta con elementi allusivi al tema della caducità della vita. Il nome deriva dalla frase biblica “vanitas vanitatum et omnia vanitas” e suona come ammonimento all’effimera condizione dell’esistenza. Teschi e scheletri sono le figure per eccellenza delle classiche vanitas. In questa puntata il titolo è stato scelto, sia per riferirsi a figurazioni tipiche delle vanitas, sia per nominare le vanità mondane proprie al mondo della moda. Dal terreno del design sconfiniamo in quello dell’abbigliamento e dell’accessorio, nella convinzione che tra le arti non ci sia separazione e che gioielli, abiti e borsette possano, a pieno diritto, rientrare nella categoria degli oggetti di design e che le contaminazioni siano sempre salutari e stimolanti. Chi disegna moda si nutre di design, rubando spunti, pattern e atmosfere alla natura, all’architettura e al design per corroborare la propria creatività. Chi pratica il design, salvo qualche felice eccezione, nutre ancora dei sospetti su questa arte, considerata frivola e poco ossequiosa ai dettami del Bauhaus. Accessori e abiti sono considerati, al pari delle vanitas, caduchi e passeggeri. Passano, ma ritornano, in un continuo felice ricorrere, per rendere più glamour, con note d’effimero, il duraturo e il funzionale.
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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.