Nell’ambito della mostra “Homo sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana”, nata da un progetto di Luigi Cavalli Sforza e curata da Telmo Pievani, il Mudec di Milano in una saletta al piano terra espone 26 arredi Kartell in plastica trasparente, decorati con intagli incisi a mano da Nuku, artista maori, nato in Nuova Zelanda nel 1964 da madre maori e padre metà scozzese e metà tedesco. Cresciuto in Nuova Zelanda assieme ai membri anziani della sua famiglia apprende la tradizione orale, partecipando alle cerimonie funebri, ascoltando le storie e prendendo parte a danze rituali.

La cultura maori ha profondamente influenzato il suo modo di pensare e, in seguito, la sua arte. Artista autodidatta, si forma scolpendo sulla pietra, sul legno, sull’osso e sulle conchiglie, dedicandosi poi al plexiglas e al polistirolo. Le sue opere spaziano da amuleti a oggetti d’uso e gioielli, a sculture di grandi dimensioni, rappresentanti eroi e semidei polinesiani. Si definisce un Manaia, ovvero un messaggero tra il mondo degli antenati e quello contemporaneo. Sposato con una francese, ha incontrato Kartell a Parigi, passeggiando sul Boulevard Saint Germain.

E’ stato un colpo di fulmine. L’azienda ha donato a Nuku 26 mobili e complementi, che mediante gli intagli sono diventati arredi preziosi, tipici di un ideale palazzo nobiliare milanese. L’installazione denominata da Naku “Salone Ducale” è la continuazione di un viaggio immaginario compiuto dai suoi antenati su una imbarcazione europea approdata in Italia e racconta delle reciproche influenze tra le tecniche native maori e il design italiano. Gli intagli manuali di Nuku regalano ai mobili in plastica trasparente della Kartell una sorprendente identità regale,

DOVE: Via Tortona, 56, 20144 Milano

Nell’ambito della mostra “Homo sapiens. Le nuove storie dell’evoluzione umana”, nata da un progetto di Luigi Cavalli Sforza e curata da Telmo Pievani, il Mudec di Milano in una saletta al piano terra espone 26 arredi Kartell in plastica trasparente, decorati con intagli incisi a mano da Nuku, artista maori, nato in Nuova Zelanda nel 1964 da madre maori e padre metà scozzese e metà tedesco. Cresciuto in Nuova Zelanda assieme ai membri anziani della sua famiglia apprende la tradizione orale, partecipando alle cerimonie funebri, ascoltando le storie e prendendo parte a danze rituali. La cultura maori ha profondamente influenzato il suo modo di pensare e, in seguito, la sua arte. Artista autodidatta, si forma scolpendo sulla pietra, sul legno, sull’osso e sulle conchiglie, dedicandosi poi al plexiglas e al polistirolo. Le sue opere spaziano da amuleti a oggetti d’uso e gioielli, a sculture di grandi dimensioni, rappresentanti eroi e semidei polinesiani. Si definisce un Manaia, ovvero un messaggero tra il mondo degli antenati e quello contemporaneo. Sposato con una francese, ha incontrato Kartell a Parigi, passeggiando sul Boulevard Saint Germain. E’ stato un colpo di fulmine. L’azienda ha donato a Nuku 26 mobili e complementi, che mediante gli intagli sono diventati arredi preziosi, tipici di un ideale palazzo nobiliare milanese. L’installazione denominata da Naku “Salone Ducale” è la continuazione di un viaggio immaginario compiuto dai suoi antenati su una imbarcazione europea approdata in Italia e racconta delle reciproche influenze tra le tecniche native maori e il design italiano. Gli intagli manuali di Nuku regalano ai mobili in plastica trasparente della Kartell una sorprendente identità regale, mutandone radicalmente i connotati.

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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.