Nel corso di una tavola rotonda in ambito Expo si è lamentata la decadenza della creatività. L’epoca dei maestri, del Vico (Magistretti) dell’Ettore (Sottsass), dell’Achille (Castiglioni) produceva grandi progetti. Ma, ahimé, il design con D maiuscola è finito. Credo, al contrario, e l’ho sostenuto nel corso del dibattito, che il presente sia una stagione di fervida creatività, che si manifesta in forme diverse, ma tutte propositive. Esistono molti nuovi talenti che indagano su nuove modalità di fare progetto, occupandosi non solo delle tipologie e delle forme, ma dei processi produttivi e distributivi, che lavorano per aziende lontane, geograficamente e culturalmente, creando dei nuovi ibridi. Che fanno da soli (makers), sia artigianalmente sia utilizzando le nuove tecnologie, saltando il classico iter produzione/distribuzione per proporsi direttamente sul mercato con nuove soluzioni di vendita. Che sono progettisti e imprenditori e che, collaborando direttamente con gli artigiani, revitalizzano le competenze distrettuali.

Cristina Morozzi

Nel corso di una tavola rotonda in ambito Expo si è lamentata la decadenza della creatività. L’epoca dei maestri, del Vico (Magistretti) dell’Ettore (Sottsass), dell’Achille (Castiglioni) produceva grandi progetti. Ma, ahimé, il design con D maiuscola è finito. Credo, al contrario, e l’ho sostenuto nel corso del dibattito, che il presente sia una stagione di fervida creatività, che si manifesta in forme diverse, ma tutte propositive. Esistono molti nuovi talenti che indagano su nuove modalità di fare progetto, occupandosi non solo delle tipologie e delle forme, ma dei processi produttivi e distributivi, che lavorano per aziende lontane, geograficamente e culturalmente, creando dei nuovi ibridi. Che fanno da soli (makers), sia artigianalmente sia utilizzando le nuove tecnologie, saltando il classico iter produzione/distribuzione per proporsi direttamente sul mercato con nuove soluzioni di vendita. Che sono progettisti e imprenditori e che, collaborando direttamente con gli artigiani, revitalizzano le competenze distrettuali.
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The Moodboarders è un occhio spalancato sul mondo del progetto in tutte le sue multiformi declinazioni, capace di cogliere, anche nel quotidiano, lo straordinario. È la misura della temperatura epocale. È l’antenna sensibile capace di captare le tendenze sul nascere, i talenti che sbocciano, le estetiche trascurate. Non saggi, ma appunti veloci per sintonizzarsi sul ritmo del nostro tempo. Abbiamo viaggiato un anno senza fermarci e perché di questo viaggio non si smarrisca il ricordo abbiamo deciso di editare una versione cartacea. Abbiamo eliminato l’episodico, l’effimero e il fugace, cercando di mantenere la varietà degli argomenti e il loro fluido susseguirsi, di preservare la sorpresa delle scoperte, degli eventi colti nel loro manifestarsi, delle creazioni appena germogliate.